
Bruno Censore è in pista. Oltre le difficoltà, con determinazione, con la voglia di dire la propria, tipica di chi è convinto dei propri mezzi. Da “politico vero” non si arrende e lancia “la sfida a difesa del territorio”. L’apertura delle sede elettorale della lista “Oliverio presidente per la Calabria” di Corso Umberto I si trasforma così nello sfogo di chi ha vissuto più lustri da protagonista e sente di poterlo essere ancora. Al di là dei “codici arbitrari pensati per escludere un cittadino dalla competizione”, vuole giocarsi la partita a viso aperto. Si sente ancora “un militante del Pd”, partito in cui “succedono cose strane e nell’ultima notte ci sono esclusioni”. Parola ripetuta più volte, forse intesa come vulnus da cancellare. Ferito, ma non abbattuto, trova l’orgoglio per guardare avanti.
“Per tanti anni difficili per l’Italia e per la Calabria – sostiene l’ex deputato – in cui c’è stato un depauperamento, ho lavorato per difendere diritti e servizi. L’ho fatto e lo faccio per passione, perché ho lavorato sin da bambino, perché da sempre intendo la politica come servizio e perché voglio impegnarmi per rappresentare questo territorio anche alla luce della mia esperienza”. Censore rivendica “radici e coraggio” e sottolinea che “da quando non sono presente nelle Istituzioni c’è il vuoto”. Il quadro politico lo spinge ad insistere: “il campo libero a Serra non lo lasceremo, a Serra deve tornare la politica vera e io mi sento un politico vero”.
Qualche frecciata per “i detrattori che hanno utilizzato la stampa per screditarmi” e un chiarimento (“ho tanti amici nel centrodestra, ma la mia storia è nel centrosinistra”), prima di spiegare che “la mia battaglia e quella di Oliverio va nella direzione di migliorare il Pd ed il centrosinistra, che devono tornare a difendere i giovani ed i disoccupati”. Ma il Pd è un pensiero ricorrente perché “quattro capicorrente fanno i loro interessi e perdono di vista quelli della Calabria” e perché “mentre nelle altre regioni si fanno le primarie per scegliere i candidati, qui c’è un commissario che tenta di escludere”. Da questo contesto, nasce una domanda: “in assenza di regole democratiche, che senso ha la militanza?”. Infine si concentra sulla sanità, che “è commissariata da 11 anni e la Calabria è sempre più il bancomat di altre regioni”. Pertanto, “deve essere liberata dai potentati romani” che devono “finirla di dire che la Calabria è una regione canaglia: la nostra terra va aiutata, non criminalizzata”. La serata è stata aperta dall’introduzione di Nensy Rachiele che ha individuato la sede come “punto di riferimento per il confronto” e dalle riflessioni della candidata Giusy Eulalio che, dopo aver ribadito la stima verso Censore, ha approfondito il tema della mancanza di lavoro.