
Chi si presenta al popolo come portatore di idee tali da assicurare lo sviluppo di un territorio dovrebbe, prima di tutto, essere onesto intellettualmente senza mistificare la realtà alla prima occasione utile che, in caso di scarsa maneggevolezza degli attrezzi del mestiere, si profila per quello che è: un tentativo maldestro di raggirare l’opinione pubblica, peraltro storicamente intossicata dalle falsità circolanti per mano di spregiudicati apprendisti stregoni.
La circostanza specifica è stata fornita da un sondaggio, pubblicato stamane dal “Quotidiano del Sud”, dai cui risultati emergerebbe un inesistente testa a testa che pone in bilico l’esito delle elezioni regionali in programma tra due settimane. La verità, come sa bene chi si è lasciato andare a commenti entusiastici, è ben differente da quella che si vorrebbe dipingere ad uso e consumo degli allocchi. Il campione preso in esame dall’indagine commissionata dal giornale, in realtà, non ha risposto alla domanda circa la preferenza tra una coalizione e l’altra e, men che meno, si è espresso sul consenso accordato ad una specifica lista. Gli intervistati si sono limitati a rispondere ad un quesito relativo al gradimento nei confronti dei candidati alla presidenza e, fossimo nei panni degli ultrà di Pippo Callipo, non esulteremmo comunque. Non lo faremmo perché, sia pur di un paio di punti percentuali (forbice tra il 35 ed il 39% per Jole Santelli, tra il 33 ed il 37% quella a sostegno dell’imprenditore di Pizzo Calabro) e pur tenendo nella debita considerazione il 3% di margine di errore insito nei sondaggi, la pole position sarebbe comunque appannaggio di una deputata che, certamente non può vantare il cursus honorum di uomo del fare di cui si fregia il “re del tonno”. Tra i due contendenti, il faccia a faccia secco si sarebbe dovuto concludere con un nettissimo vantaggio per il secondo, presentato come un campione di credibilità, libertà ed onestà: così non è, per quello che valgono studi simili e con buona pace dei sognatori, a maggior ragione che non sarà la contesa tra i due a determinare lo scarto abissale abbondantemente prevedibile. A fare la differenza, infatti, saranno la micidiale disparità di forze, dal punto di vista quantitativo, tra i candidati delle sei liste a supporto della parlamentare “azzurra” e quelli delle striminzite tre a conforto della corsa di Callipo. Lo dovrebbe sapere bene il Commissario regionale del Partito Democratico, Stefano Graziano, navigato esponente politico campano che, venuto a conoscenza dei numeri prodotti dall’indagine a campione, si è lasciato andare ad un commento intriso di propaganda e vuoto di verità. Un entusiasmo talmente accecante da indurlo a definire: “Quella di Callipo una candidatura civica, nata dal basso e non imposta da Roma”. Una frase, quest’ultima, talmente comica da non meritare alcun commento, se non quello che potrebbe essere richiesto al presidente della Regione uscente Mario Oliverio. “Il bluff è stato scoperto”, ha gongolato l’ex deputato di Aversa, confondendosi con quello che ha tentato di propinare ai calabresi vendendo loro cifre decontestualizzate per far credere nella sussistenza di una partita ancora aperta e tutta da giocare e che, al contrario, è blindata (purtroppo, c’è da aggiungere) dalla mattinata di quel sabato di due settimane fa in cui sono state rese note le liste.