
“La città è talmente devastata – è l’affondo iniziale di Saverio Pazzano, candidato a sindaco di Reggio Calabria – che solo chi ha motivi personali per negarlo lo nega. Non vale la pena su questo spendere parole: lo hanno già fatto i pochi turisti giunti a Reggio in questa breve estate, così come gli operatori commerciali, così come i tanti fuorisede rientrati, così come decine di migliaia di cittadini”.
“Reggio è una città piagata non solo per i rifiuti, l’acqua, le strade, i servizi, le tasse, ma anche – nell’istantanea scattata dal massimo rappresentnante del Movimento la Strada – per un tasso di disoccupazione che dopo il lockdown è di piena emergenza.
Lo avevo già scritto a marzo e lo ripeto adesso, però col senno di poi. L’assenza di trasparenza in tema di gestione ordinaria – e il ricorso costante, con soldi pubblici, a interventi straordinari da parte dell’Amministrazione uscente – espone la cittadinanza al solito gioco di clientele e ricattabilità sociale. Una partita nella quale, come è nell’ordine naturale delle cose, scende in campo la sola forza che occorrerebbe contrastare: la politica clientelare.
In questo, al netto di aspetti ideologici che non trovano alcun riscontro nelle concrete scelte di governo della città, i due grandi schieramenti di centrodestra e centrosinistra sono due facce della stessa medaglia. La retorica del voto utile serve solo a chi la afferma: i fatti ci dicono che, per la quasi totalità del mandato, con una maggioranza di governo nazionale, un PD addirittura al 40% per una lunga fase e un governo regionale con le stesse caratteristiche, il sindaco uscente non è riuscito ad affrontare neanche uno dei problemi della città. Anzi”. “Il timore legittimo per una possibile affermazione della Lega – soggiunge il candidato a sindaco – nasce prima di tutto da questa inconfutabile verità, senza la quale oggi non saremmo qui a porci come valida alternativa: la gestione di questi sei anni è, a essere buoni, fallimentare. Ma crediamo che la Lega, così come le destre, si possano contrastare solo con un programma chiaro, definito e che decisamente si collochi come discontinuo rispetto all’attuale.
Assistiamo oggi, come avevamo appunto previsto a marzo, a inaugurazioni, installazioni artistiche, recuperi di manto stradale, allacci alla rete fognaria, da una parte; dall’altra, a silenzi imbarazzanti sul presente e sul futuro degli appalti milionari sui rifiuti, nomine di Garanti, nomine nelle partecipate del Comune, liste elettorali come se piovesse, silenzio assoluto sulle centinaia di cantieri pubblici fermi e riflettori accesi sui pochi tardivamente attivati…
Improvvisamente vediamo che i soldi c’erano, potevano esserci. Ma adesso vengono spesi in maniera disordinata, senza condivisione con una cittadinanza che è semplicemente spettatrice di una campagna elettorale fatta coi soldi pubblici e in uno scenario di disgregazione sociale inquietante.
Non serve chiudere gli occhi per tornare al passato. È già qui. Con un debito comunale che pare essere di circa 400 milioni e uno stile elettorale del genere, torniamo precisamente a quella stagione che credevamo superata col passaggio dei Commissari. Reggio, dopo sei anni, si trova a ripartire da lì.
So bene che i sostenitori del ‘male minore’ e del “voto utile” storceranno il naso.
Molto semplicemente, dico che il male minore dovrebbe essere la vergogna”. “Quando entreremo a Palazzo San Giorgio, in mezzo ai conti di un Bilancio mai chiarito, troveremo e recupereremo – garantisce Saverio Pazzano . pure quella”.