Elezioni, ai reggini il compito di levare la maschera ai voltagabbana

Ad essi corre l'obbligo di riconoscere la caterva di menzogne che sono state loro propinate

Coraggio leonino per schivare i fendenti inferti dalla coerenza, tonnellate di ipocrisia da spargere su parole pronunciate un istante prima, una pioggia torrenziale di sfacciataggine per annacquare l’inesistenza di pensieri che non siano quelli corrispondenti a meschini interessi personali. Sono queste le caratteristiche imprescindibili per aderire a pensieri nei quali non serve credere, ma da far ingurgitare alle inermi vittime di veri e propri abusi di credulità popolare. E’ così agghindato che il centrodestra di Reggio Calabria si è calato nella campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale: la scorciatoia più breve per raggiungere l’obiettivo con una percentuale azzerata di credito. Dopo aver osteggiato furiosamente (ed a questo punto è lecito chiedersi quale fosse il tornaconto nascosto nelle retrovie della battaglia persa con umilianti danni d’immagine) l’editto prescritto da Matteo Salvini che prevedeva un unico punto, privo di contenuti e assente di ideali, e cioè la candidatura a sindaco di un certo Antonino Minicuci, adesso è tutto un fiorire di pubbliche attestazioni di familiarità a favore dell'”amico Nino”.

Minicuci non è l’uomo giusto a rappresentare e interpretare l’esigenza di cambiamento di cui ha la città ha bisogno. Non è il candidato giusto per vincere la pessima sinistra di Falcomatà“: questo, a chiare lettere il concetto espresso dai consiglieri comunali uscenti di Forza Italia il 5 agosto, meno di quattro settimane fa. Come può essere accettabile da una persona che conservi, di sé, un briciolo di rispetto continuare a concedere patenti di etica e morale a personaggi che si candidano, su questi presupposti, ad avere cura del bene comune? Come è possibile credere loro quando balbettano di soluzioni a portata di mano per qualsiasi criticità che affligge questa città disgraziata? Il florilegio di dichiarazioni che avevano salutato l’ingiunzione impartita da “Capitan Papeete”, ovviamente, non si è esaurito con la pessima figura degli “azzurri” allora indisponibili a ricandidarsi, salvo tornare sui loro passi senza nemmeno avere la sensibilità di spiegare alla città cosa avesse prodotto il ribaltamento delle loro stesse convinzioni. “La Lega ha scelto il dottor Minicuci, troppo distante ed avulso dalla nostra realtà, non è e non può essere l’uomo giusto a rappresentare l’esigenza di cambiamento che tanto vorremmo. Non possiamo certo accettare le imposizioni fatte dall’alto da parte della Lega e di Salvini. Se davvero il candidato del centro destra sarà il dottor Minicuci, nostro malgrado, in questa tornata elettorale saremo costretti a cercare un’alternativa più idonea, secondo noi a governare la città”: a trafiggere l’ipotesi, da scongiurare in tutti i modi, di una designazione di Minicuci, nella fatidica giornata del 5 agosto, era Giuseppe Sergi, ispiratore ed uomo forte della lista “ReAttiva”. Anche in questo caso è superfluo rendere conto che il medesimo è appassionato protagonista della partita nella squadra guidata dal “dottor Minicuci“. A mandare in avanscoperta i suoi fidi scudieri, naturalmente, era il deputato di Santo Stefano in Aspromonte, Francesco Cannizzaro, indomito leone prima, mansueto agnellino poi. “Nino è un tecnico brillante, un grande esperto della macchina amministrativa. Saprà dare le soluzioni concrete per Reggio Calabria, è la persona giusta al momento giusto per dare un volto nuovo alla nostra città. L’attuale sindaco parla di ‘colonizzatori e invasori’, ma chi sarebbero? I presenti a questo tavolo?” Questa, domenica mattina, la favella dell’ex assessore comunale di Santo Stefano in Aspromonte che, invece di un assistente parlamentare, avrebbe bisogno urgente di un professionista esperto nel recupero della memoria: gli sarebbe utilissimo per non dimenticare il fuoco e le fiamme con cui aveva incenerito Minicuci prima che questi diventasse “Nino”. Qualcuno potrebbe obiettare che la politica è l’arte del compromesso: inoppugnabile, peccato che in questa vicenda di artisti non si intraveda nemmeno una pallida ombra, a parte qualche cabarettista da avanspettacolo di provincia. Ai reggini è affidato il compito di riconoscere la caterva di menzogne che sono state loro propinate facendosi scudo con l’arma letale “Allora tenetevi Falcomatà“. Scappino a gambe levate dalla folla sguaiata dei bugiardi e identifichino con nettezza chi, si è mantenuto fedele alla rotta di una condotta responsabile. Lo sta facendo Angela Marcianò, con i lineamenti propri di “unica alternativa per la città” e con un programma responsabile con il quale puntellare un favore pubblico che le permette, di avanzare da un capo all’altro della città per trasmettere, contraccambiata, fiducia e aspirazioni. Lo sta facendo, con abnegazione e diligenza, Saverio Pazzano. Il 20 e 21 settembre sarà il popolo a decidere se marciare spedito verso l’uscita dal tunnel o, tradito con malizia da tranelli illusori, fare inversione a U e rimanere nel buio della lunga galleria di fregature.

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