“Difensori” della Reggina lenti, in confusione e modesti

Di quanto sia inutile, una inutilità dannosa, l’Amministrazione Falcomatà in Brunetti è una dato fattuale a proposito del quale nessuno, tra gli abitanti di questo pianeta, si può sognare di tirare fuori dal cilindro un coniglio in grado di modificare una verità sotto gli occhi di chiunque.

A rendere tutto, se possibile, ancora più surreale è la costanza che accompagna ogni loro uscita pubblica, ogni loro intemerata, ogni loro dichiarazione. Non esiste, infatti, un ambito della vita socio-politico-economica di Reggio Calabria che si sottragga a codesta goffaggine amministrativa. L’ultima, in ordine rigorosamente cronologico, vicenda che rende manifesta la sproporzione abnorme tra ciò che avrebbero dovuto essere e fare e ciò che sono e fanno i componenti della maggioranza di Palazzo San Giorgio è data dall’imbarazzata incertezza con cui, anche in queste ore, i due facenti FINZIONI, tal Brunetti Paolo e tal Versace Carmelo, si sono accostati al “caso Reggina”. Un macello di cifre, inadempienze finanziarie, debiti, bugie, silenzi, fughe, viltà, scontri, che ovunque si fosse materializzato avrebbe messo sul piede di guerra, nei fatti e non balbettando sciocchezze buone a scrollarsi di dosso le responsabilità, i massimi esponenti del governo di una comunità. Loro no, loro si sono distinti per la debolezza e l’impotenza che costituiscono i segni particolari del loro sfregiante passaggio sugli eventi di Reggio Calabria. Sì, magari con qualche disordinato conflitto concettuale e linguistico tra le affermazioni pronunciate, ma questo è il minimo sindacale che si può ricevere da figure casuali, virgole dimenticate nella cronaca storica di questa città. Un esempio che non merita commento alcuno se non il confronto secco tra i virgolettati è dato da quanto sostenuto dal facente FINZIONI di Palazzo San Giorgio a marzo e, poi, nel pieno della bufera: “Ritengo – diceva nella prima versione Brunetti Paolo – che la società sia composta da persone serie, a partire dal presidente Cardona e dal patron Saladini, hanno dimostrato di tenere alla squadra facendo anche investimenti non indifferenti”. In quel momento, partendo dai risultati deficitari sul campo nel girone di ritorno, molti tra i tifosi avevano cominciato ad avanzare dubbi su quanto accadeva fuori dal rettangolo di gioco. Molti, ma non il facente FINZIONI comunale, che non capiva, né sapeva. Eppure, per ruolo e status, avrebbe potuto, più correttamente avrebbe dovuto, chiedere conto di quel che, svuotato delle forme da segreto di Pulcinella, era ormai di dominio pubblico: le difficoltà di Felice Saladini nella conduzione della società amaranto. Le voci si rincorrevano alla velocità della luce: già all’epoca si paventava l’eventualità di una cessione clamorosa, di fratture tra società e squadra, di ritardi nei pagamenti, di inadempimenti vari. Eppure, beneficiando del suo accredito ben conservato, Brunetti Paolo continuava, impassibile, a sedere in Tribuna Vip, a farsi vedere e stringere mani in una atmosfera pacifica come quello che regna, per un paio d’ore ogni due settimane, quando la città veste i colori amaranto. Il tempo di veder materializzare quei fantasmi svolazzanti sul futuro della Reggina ed ecco che è lo stesso sostituto pro Ttmpore a fare coming out verbale: il luogo è quello, un tempo solenne, dell’Aula del Consiglio comunale, durante la seduta di lunedì. Tra i punti preliminari della riunione la drammatica situazione in cui è precipitata la Reggina ed il “bravo” facente FINZIONI così si esprime: “Reggio dimentica in fretta, nel bene e nel male”. Forse aveva uno specchio davanti a sé, perché quello stesso individuo che, inconsapevole e disinformato a marzo, elogiava l’operato dei vertici dirigenziali del club, ben ritto sullo scranno consiliare, così motivava la sua presa di posizione, tardiva e ipocrita: “Prima di elevare a santi ed eroi in questa città bisogna aspettare”. E, per autocertificare la propria inservibilità, con la mente offuscata dai troppi anni consumati in una peregrinazione sterile tra condotte idriche sfasciate ed i lampadari di Palazzo San Giorgio, ha ammesso: “Oggi non possiamo che prendere atto di ciò che succederà”. Spettatore allo stadio, spettatore davanti alla caduta libera causata dal cinismo impudente dell’imprenditore che da Lamezia Terme è piombato su Reggio Calabria per lasciarsi andare a scorribande finanziarie delle quali “oggi non possiamo che prendere atto”. Comicità a strafottere da parte di amministratori improduttivi, peraltro in competizione tra loro nella corsa delle frasi fatte per lisciare il pelo ad una opinione pubblica che, lucidamente, riserva loro, ciononostante, una fiducia inferiore allo zero. Perché se Brunetti Paolo è stato capace di prestazioni simili, il bravo facente FINZIONI metropolitano non avrebbe mai e poi mai accettato di rimanere nell’ombra. Invitatelo ovunque, anche a feste di compleanno private ed anniversari di matrimonio commoventi: non mancherà, purché gli garantiate una visibilità, anche flebile. Questo è il suo core business ed è un fuoriclasse nel suo genere: provate a scovare un solo giorno in cui Versace Carmelo non sia sui giornali. Che si tratti di una Sagra nel paesello dimenticato anche dai suoi abitanti, o dell’evento organizzato da una qualsiasi associazione, che si tratti di una assemblea in una sala parrocchiale o di una manifestazione canora, lui, caschi il mondo sarà lì, a favore di telecamera, per non dire alcunché di sostanzioso, naturalmente, ma l’importante è non lasciarsi sfuggire l’occasione di gonfiare il proprio ego. Questi, tuttavia, sono problemi che sarà costretto a risolvere il suo “principale”, Giuseppe Falcomatà, quando rientrerà nel pieno delle sue funzioni: non sarà un nodo facile da sciogliere. Auguri. A noi interessa altro, a noi interessa che sia, al di là di ogni ragionevole dubbio, un pesce fuor d’acqua perfino nel laghetto abitato dai mediocri politicanti autoctoni, figuriamoci se possiamo confidare che sia accostato alla Politica, quella vera, quella di cui a Reggio Calabria si sono perse le tracce da tempo immemore. Martedì sera, nel corso della trasmissione “Momenti Amaranto” condotta su Video Touring da Michele Favano, il facente FINZIONI metropolitano, preso dalla smania di sentirsi sempre e comunque al centro dell’attenzione, è incappato in un cortocircuito tra impaziente ambizione sognata e limitatezza di modesta ambizione materiale. Da un lato, mostrandosi attento alle esigenze manifestate dalla tifoseria, ha ammesso di considerare “opportuno” l’intervento delle istituzioni”. Una opportunità che lo ha portato a sentire telefonicamente poche ore prima il patron fuggiasco della Reggina: l’obiettivo dichiarato era quello di soddisfare la “necessità di capire il futuro” del club. Ed allora deve essere stata questa ansia di leggere i tarocchi messi sul tavolo dal rampante (a fatica) della provincia catanzarese ad averlo distratto dalla consapevolezza di porre un quesito facile facile: il bonifico indispensabile a colmare i debiti con l’Erario (sebbene, tecnicamente, non indispensabile ai fini di un felice esito del Consiglio federale di venerdì), era stato spedito o no? E qui la realtà, nella sua crudele spietatezza, si è ripresa per intero la scena alzando il velo sugli inganni delle aspirazioni velleitarie: “Non ho verificato…non ho chiesto nel merito…” facendo riferimento, come fosse un avventore di quella famosa taverna di paese, ad improbabili e non verificate “indiscrezioni” giustificandosi con una discrezione incomprensibile, illogica ed incoerente con il ruolo ricoperto. Lasciando intendere che sarebbe stata una indebita invasione di campo nelle dinamiche di una azienda privata, ha, invece, lasciato intendere di non aver capito quali siano il contenuto e la funzione connessi all’incarico occupato momentaneamente. Ed il collegamento telefonico con lo studio finisce così, malinconicamente, con la piena coscienza da parte degli spettatori che il facente FINZIONI metropolitano non sa nemmeno fingere di capire quale sia il perimetro all’interno del quale ha il dovere di muoversi per impedire a razziatori occasionali di considerare Reggio Calabria terra di conquista da svendere al peggior offerente.

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