CotticelliZuccatelliGaudio: davvero questa è diventata l’Italia?

Dov'è finita l'autorevolezza dello Stato?

Mentre là fuori ci si diverte con il gioco di società che ha per pupazzi protagonisti Saverio Cotticelli e Giuseppe Zuccatelli, Eugenio Gaudio e, suo malgrado, Gino Strada, nei reparti degli ospedali calabresi che ospitano i pazienti affetti da Covid-19 gli spazi per i posti letto devono essere ricavati all’esterno delle stanze, lungo i corridoi ed è corsa contro il tempo per allestire quattro ospedali da campo.

Questa è la dura realtà popolata da colpevoli che vanno ricercati negli anni e pescati ovunque, nella piscina in cui si divertono i dilettanti della politica e all’esterno di essa, in mezzo a quell’opinione pubblica così becera da non capire che l’indignazione è la peggior nemica della responsabilità e della responsabilizzazione. Chi oggi si scaglia contro i ritardi del Governo, ieri urlava che “di Covid non ce n’era”; il Governo, sul quale gravava l’onere di organizzare il sistema sanitario calabrese per il tramite dei suoi clowneschi Commissari, rende questo territorio “zona rossa” proprio per le mancanze addebitabili a se stesso. Un provvedimento, nella quotidianità trasformatosi in una beffa per i titolari degli esercizi commerciali obbligati ad abbassare la saracinesca, ma che, per il resto, sta permettendo, nel vuoto di controlli, di continuare la vita ordinaria per le strade e per le piazze come se nulla fosse. Perché, diseducati dai cattivi maestri che imperversano sulla scena pubblica, tanti si sono davvero convinti che indossare la mascherina sia un attentato alla libertà individuale ed il rispetto delle regole una manifestazione conclamata della dittatura sanitaria. Mentre i nullafacenti del pensiero debolissimo giochicchiano a filosofeggiare sul niente, in quei reparti i corridoi diventano sempre più stretti per chi ha la sventura di doverci entrare. Cotticelli, Zuccatelli, Gaudio, anonime figure tipiche della commedia all’italiana, rappresentano i protagonisti più degni di questa trama oscena girata da Conte e Speranza che stringono, col cinismo proprio dei registi senza talento, sulle ferite più raccapriccianti presenti sul corpo senza vita della Calabria. Cicatrici che impressionano perfino il resto d’Italia che in queste settimane, come poche altre volte nella storia, ha girato gli occhi in direzione della punta da rottamare di uno Stivale abbandonato in mezzo alla discarica traboccante stupidità e menefreghismo. Può uno Stato, ossigenato dall’autorevolezza e dalla rettitudine, accettare che un paffuto signore del quale sono ignoti eventuali meriti manageriali, ma che, per la felicità dei sovranisti di Calabria, vanta sangue indigeno, motivi il rifiuto dell’incarico di Commissario alla Sanità regionale con la ferma opposizione della moglie di andare a vivere a Catanzaro? Il prossimo cosa dirà? Che non lo lascerà venir giù la mamma? Davvero questa è diventata l’Italia, una Repubblica delle banane, peraltro andate a male? Il popolo calabrese ha capito di quale miserrima considerazione goda nel resto del mondo o è intenzionato a crogiolarsi nella patetica idiozia di “quanto è bello questo mare e quanto è bella la nostra terra baciata dal sole”? Meglio perdere tempo a sciogliere questo dubbio: è, infatti, il modo più indolore per dimenticare quei corridoi intasati, quegli ospedali da campo e gli squallidi ducetti della politica nostrana che si divertono a lisciare il pelo, con post e video su Facebook, alle rispettive tifoserie, ma veloci ad adottare, con precisione scientifica, comportamenti del tutto opposti e incoerenti rispetto alle loro sconclusionate posizioni. Non limitiamoci a prendercela con i CotticelliZuccatelliGaudio, ma liberiamoci dei CotticelliZuccatelliGaudio che, come un veleno perfido inoculante impreparazione, volgarità e presunzione, circolano indisturbati dentro di noi.

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