
Pur apprezzando lo sforzo, è fuori discussione che esso sia stato profuso fuori tempo massimo: la stalla è stata chiusa quando i buoi erano già scappati.
In questo caso, rimanendo fedeli alla metafora animalesca (nel vero senso della parola), le capre hanno superato il recinto e sono in mezzo a noi. L’appello, disperato, rivolto dalla presidente della Regione Jole Santelli, unito a quelli analoghi, anche con toni più severi, provenienti da altri rappresentanti istituzionali ed esperti, è, nei fatti, lettera morta. In presenza di senso civico e di una intelligenza appena superiore a quella delle bestie meno evolute, non ci sarebbe stata necessità di sollecitazioni così esplicite che invitassero i calabresi lontani dalla loro regione di origine a rimanere là dove li aveva portati il lavoro, lo studio, il cuore, l’interesse, il desiderio. Ma, come sempre nella vita, arriva la conferma di ciò che ci si illude non sia vero: l’inciviltà e l’ignoranza dei farabutti trionfano sempre. E’ da settimane, da quando è esplosa l’emergenza coronavirus, che vili ed infami sono scappati dalle loro tane per ritornare nelle loro casette d’origine. Rincoglioniti dall’età o giovani vigliacchi, ma tutti lesti a fuggire al primo, primissimo campanello d’allarme, strafottendosene dei rischi a cui avrebbero esposto chiunque si fossero trovati davanti. A nulla, dunque, serve mettere un freno adesso: resta la speranza che i danni potenzialmente arrecati da quelle migliaia di criminali, conniventi i loro ignobili familiari, vengano azzerati da non si sa bene cosa. Chiunque, tra questi untori disgraziati, conosce la drammatica situazione delle strutture sanitarie calabresi, almeno di quelle rimaste dopo i tagli feroci abbattutisi per mano di delinquenti politici di tutte le risme. Ciononostante, con la furbizia peculiare dei traditori pusillanimi, se la sono data a gambe dalle zone già a rischio vagando liberamente in lungo e in largo per il territorio nazionale. Il decreto approvato dal Governo nel cuore della notte, tra le tante misure approvate al termine di estenuanti ore segnate da confusione ed incertezza, ne ha esclusa una che avrebbe dovuto immancabilmente essere presente: l’arresto di tutti coloro i quali, facendo rientro, sono in quanto tali, pericolosi socialmente. La quarantena obbligatoria, per gentaglia simile, non costituisce un deterrente sufficiente: la drasticità nei momenti emergenziali è l’unica arma a tutela dei cittadini che nutrono un sacro rispetto nei confronti del prossimo. Blindarsi e sbattere le porte in faccia al menefreghismo selvaggio dei mascalzoni avrebbe meritato, e meriterebbe, sanzioni severissime e inappellabili.
