“Il congresso nazionale del PD – secondo Mario Oliverio – non può essere vissuto come un passaggio ordinario.
Dovrebbe essere una opportunità per mettere in campo una visione ed un progetto culturale e politico proiettato alla ricostruzione della vasta area delle forze progressiste e di sinistra.
Un progetto alternativo credibile, capace di contrastare e rovesciare l’onda populista e sovranista che rischia di minare grandi conquiste democratiche, di restringere gli spazi di libertà e dei diritti della persona.
Un progetto alternativo e credibile all’azione dell’attuale Governo.
È auspicabile, pertanto, che il confronto congressuale vada oltre i nominalismi”.
“La duplice pesante sconfitta, subita prima al referendum sulle riforme costituzionali e poi alle elezioni politiche dello scorso 4 marzo, avrebbe imposto – a giudizio del presidente della Regione – una vera e propria rifondazione politica ed organizzativa del PD. Così non è stato.
Finora sembra sia prevalsa la volontà in ampi settori del gruppo dirigente di rifugiarsi nei posizionamenti correntizi interni con il rischio di rimuovere le ragioni che hanno determinato quella sconfitta di dimensioni storiche. Mi auguro, allora, che il congresso abbia almeno la forza di determinare una forte discontinuità e sancire un nuovo inizio.
Occorre, innanzitutto, potenziare il sentimento europeista: in alternativa ai sovranismi si impone non la difesa tout court e la conservazione dell’ assetto odierno, ma il passaggio dall’Europa delle nazioni a quella dei popoli. Questa nuova visione europeista sarà possibile se fortemente ancorata alle prospettive e allo sviluppo dei sistemi territoriali locali. Il PD ha perso perché si è allontanato ed è stato percepito distante dai bisogni reali dei territori e delle persone. Il PD che esce dal prossimo congresso aprirà una nuova stagione positiva se nei territori e non nelle correnti avrà la sua forza motrice. Per quanto mi riguarda, pertanto, il mio punto di vista nel dibattito congressuale sarà rivolto ad affermare prima di tutto la Calabria e la sua grande voglia di riscatto. Non sono interessato ad inutili collocazioni nominalistiche ed a discussioni disancorate dalla realtà e dai bisogni che esprime. Ritengo che il PD calabrese dovrebbe con coraggio necessariamente collocarsi in questo alveo. Nel corso della esperienza regionalistica che sto conducendo, ho avuto modo di verificare quanto sia attuale e necessaria la funzione di una formazione politica di governo che assuma come dominanti e prioritari gli interessi dei territori.
Del resto, in questi anni, è stata questa la concezione che mi ha motivato quando sono stato costretto, ad esempio, a polemizzare e a non omettere la critica nei confronti dei vertici del PD nazionale per il mancato intervento dei Governi sulla vicenda della sanità calabrese.
Una vicenda amara iniziata nel 2010 con il Governo Berlusconi di cui la Calabria ed i calabresi stanno pagando e continuano, ancora oggi con il Governo in carica, a pagare un prezzo altissimo.
Non è ammissibile, né politicamente né moralmente, che i calabresi possano, da otto anni, pagare le tasse più alte d’Italia e non poter usufruire dei livelli minimi di assistenza”.
“Una grande forza democratica e di sinistra deve ritrovare la sua bussola – è l’analisi spietata del massimo esponente della Giunta regionale – nei valori della inclusione sociale, della solidarietà e della accoglienza come fattori irrinunziabili di una idea di società, dello sviluppo e di regolazione delle relazioni economiche e sociali”.
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