Conclusa la rassegna letteraria “Persefone”

Si è conclusa ieri la rassegna letteraria “Persefone”, organizzata dalle associazioni Libertas, Arteècultura e dall’Istituto Superiore, con il patrocino del comune di Tropea. A chiudere il ciclo di incontri di stampo letterario, a cui hanno preso parte Giulia Fera, Giusy Staropoli Calafati, Daniela Rabia, Angelica Artemisia Pedatella, Bakhita Ranieri, è stata la scrittrice Titti Preta che, presso l’Antico Sedile dei Nobili, in Piazza Ercole, ha presentato uno dei suoi romanzi, “L’abbraccio della notte”.


Si tratta di un romanzo thriller che a ritroso, grazie alla tecnica dei flashback, ripercorre una serie di delitti intercorsi tra gli anni ‘60 e ‘80 del Novecento. Il racconto verosimigliante, basandosi sulla storia del Mostro di Firenze, uno dei più famosi casi criminali della storia italiana, si apre con l’arrivo di una lettera al magistrato, Elena nel romanzo, che indagò sul maniaco; ad affiancarla Donatello, con cui la donna si ritrova a portare avanti delle indagini intrise di coraggio e paure, amore e morte. I vari delitti si svolgono tutti nella città di Firenze e le vittime privilegiate sono delle coppiette che, in modo seriale, vengono assassinate durante delle notti senza luna. L’epopea sanguinaria si conclude con il ritrovamento del corpo di un gastroenterologo perugino che era stato collegato alle uccisioni. In realtà, indipendentemente dalla verità processuale, il vero colpevole o i veri colpevoli non sono stati ritrovati. Nessuno, quindi, ad oggi sa dove inizi e dove finisca questa storia, ma l’unico dato certo è che essa viene percepita come una linea di demarcazione tra un prima e un dopo che ha creato degli sconvolgimenti nella vita quotidiana degli anni ’80. Nessuno, infatti, avrebbe mai pensato che una città come Firenze potesse diventare teatro di avvenimenti così macabri e oscuri. Scopo essenziale del racconto, caratterizzato da intrecci ben strutturati e coinvolgenti e da un linguaggio scorrevole ed enfatico allo stesso tempo, è stato fotografare la situazione vissuta in quel frangente di tempo nella città culla della cultura italiana e non solo. Secondo quanto affermato dalla Preta, riscrivere i delitti seriali noti come “Il Mostro di Firenze” è stato come scoperchiare il vaso di Pandora. Il testo ha come chiave di lettura la misoginia e la violenza di genere, e ad opinione della scrittrice, i delitti rappresenterebbero dei femminicidi ante litteram avvenuti, però, in presenza dell’uomo e quindi del rivale. Il romanzo, realizzato sull’analisi di documenti passati al vaglio, è, infine, frutto di uno sforzo necessario e indispensabile per restituire memoria alle vittime e spingere, altresì, il lettore a prendere parte, idealmente, alle indagini.

Contenuti correlati