Comunque vada, il centrodestra reggino ha già perso (tempo e credibilità)

L'eventuale vittoria si rivelerebbe il passo più facile a fronte della difficile gestione degli smisurati problemi ereditati

Parlare di centrodestra reggino è uno spericolato esercizio di fantasia che piomba, irrimediabilmente, nel vicolo cieco delle illusioni.

Un’entità astratta senza basi, senza contenuti, senza prospettiva, se non quelli che conducono al potere per il potere, allo spazio da occupare quando resterà vuoto a causa della prova insufficiente fornita da Giuseppe Falcomatà e dai suoi uomini senza qualità. L’attesa bocciatura dell’operato del sindaco uscente da parte dell’opinione pubblica, tuttavia, avrebbe dovuto responsabilizzare, per tempo, le figure più rappresentative della coalizione avversaria che, in realtà, semplicemente non esiste come non è mai esistita nel corso degli ultimi sei anni. Tanti piccoli gruppuscoli, pochissimi di qualità, riuniti attorno a figure autoreferenziali che, al di là del loro bacino, nulla pescano nel grande lago dell’elettorato se non infarcendo le liste di prossima presentazione chiamando all’appello collettori di consenso dalle dubbie qualità. Quella dell’accaparramento di raccoglitori di voti, in fondo, è la sola attività nella quale essi devono impegnarsi poiché per tutto il resto basta attendere il Verbo che uscirà dalle “labbra profetiche” dell’onorevole di Santo Stefano in Aspromonte, Francesco Cannizzaro. Un’ammissione di impotenza, di debolezza, fors’anche di consapevolezza dei propri limiti, il che in tempi normali sarebbe anche un apprezzabile segno di umiltà, ma non in quelli straordinari sofferti da una città col fiato cortissimo per l’inconsistenza di muscoli e gambe della squadretta messa su alla buona dal Primo Cittadino. Sei anni, quelli trascorsi dal centrodestra, sprecati e buttati nel cassonetto dell’inutilità e questo è il risultato, magari anche prevedibile. Il voto dietro l’angolo, addirittura il 13 settembre (come buonsenso e logica segnati dalla pandemia impongono), e il vuoto all’orizzonte. Il migliore degli abbrivi possibili per il sindaco che ha potuto sfruttare al meglio delle sue (ridotte) capacità politico-amministrative l’opportunità di essere l’unico protagonista sul palcoscenico mediatico allestito nel corso della fase di contenimento del contagio. Altri mesi di visibilità, di riflettori puntati esclusivamente sulla sua persona: non un elemento di poco conto se si pensa che la campagna elettorale si svolgerà nel mese di agosto con i reggini che di tutto avranno voglia, ma non di sentire le chiacchiere dei politicanti locali e degli aspiranti tali. Per tanti sarà facile dimenticare di un tizio che per l’intera durata del mandato ha alzato le spalle davanti alle proprie colpe, ma frignando al momento inopportuno contro la Regione rea, per esempio, di aver aggravato il macello della gestione dei rifiuti. Pronto ad andare in Procura per denunciare le altrui responsabilità dimenticando di aver rubato ogni giorno il diritto inviolabile del popolo reggino ad avere la garanzia di veder scendere acqua dai rubinetti delle proprie abitazioni. E’ evidente, ciononostante, che la maggiore popolarità di Falcomatà, nell’assenza a tutt’oggi di un competitor facilmente riconoscibile in una persona fisica nel campo avverso, non potrà che favorire l’attuale inquilino di Palazzo San Giorgio. Non cambierebbe molto, nel giudizio complessivo, se il centrodestra tirasse fuori l’asso nella manica (di cui non dispone), anche fra cinque minuti, perché tutti i mesi dissipati nel riempire il pentolone dei rancori personali che covano dalle parti di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e satelliti vari avrebbero dovuto, per una sacra forma di rispetto nei confronti dell’elettorato, essere impiegati per illustrare in maniera compiuta il progetto e la visione futuri. Il rischio, molto concreto, è che la fragilità dei responsabili locali e l’indifferenza di quelli nazionali (molto probabilmente i veri decisori di una scelta cruciale per la collettività cittadina e metropolitana) si tradurrà nella scelta di un figurante di basso profilo ben manovrabile dai logori e logorati danti causa. E’ ovvio, del resto, che l’individuazione di un candidato a sindaco autorevole, esperto e degno, avrebbe dovuto costituire il primo step dal quale avviare un dialogo serio e onesto con il popolo. Così non è stato, perché l’idea prevalsa è che chiunque sarà in grado di mettere sotto Falcomatà: un’idea di cui il presunto capo del centrodestra, sempre il deputato di cui sopra, si continua a dire convinto. Magari avrà anche ragione, ma il problema, immenso nella sua gravità, è che dal prossimo settembre sarà urgente imprimere una sterzata violentissima affinché Reggio Calabria non sprofondi definitivamente e perché ciò sia possibile sarebbe servita una marcia di avvicinamento e preparazione del tutto differente rispetto alle mosse solitarie e velleitarie di caporali con truppe esigue e mal armate. La classica situazione in cui l’eventuale vittoria si rivelerebbe il passo più facile a fronte della difficile gestione degli smisurati problemi ereditati. E chi se ne dovrebbe fare carico? Coloro che finora hanno dimostrato di non essere idonei nemmeno a scovare le sembianze del prossimo sindaco? Il sospetto, molto fondato, è che Cannizzaro, a cui essi si sono affidati per mancanza di forza propria, non abbia una strategia da seguire e, a dirla tutta, nemmeno una tattica da mettere in campo se non quella, invero elementare, di far gettare ad altri fumo negli occhi lanciando nella mischia per qualche ora i nomi più improbabili solo per dimostrare un’attivismo apparso privo di metodo e criterio. Errori marchiani resi ancor più imperdonabili dall’inabilità di comprendere che quella già abbondantemente avviata da Falcomatà sarà una campagna elettorale anomala, molto social e poco fisica. Poche le mani da stringere, molte le menti su cui lavorare e farlo da una ribalta seguita da decine di migliaia di persone costituisce un invidiabile trampolino di lancio che potrebbe anche essere più efficace dell’ormai prossimo transito in direzione centrodestra di un discreto gruppo di amministratori ed ex amministratori ieri e oggi sostenitori del sindaco in carica.

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