Centrodestra di Reggio Calabria prigioniero del suo bla bla bla

Qualche giorno fa Milano ha ospitato il Forum internazionale dei giovani sul Clima ed è stato lì che Greta Thunberg ha pronunciato il suo iconico “bla bla bla”, istantaneamente rilanciato da un angolo all’altro del pianeta. Un’espressione sintetica ed efficace, calzante in modo perfetto alla condizione umiliante in cui si ritrova il centrodestra della città di Reggio Calabria all’indomani delle elezioni regionali. Una mortificazione ingigantita dal trionfo della coalizione in Calabria e dal maramaldeggiare dei candidati della provincia che hanno rastrellato decine di migliaia di preferenze.

L’unico reggino che si beerà della propria solitudine sugli scranni che profumano di vittoria a Palazzo Campanella sarà Giuseppe Neri, non esattamente un campione di coerenza di cui l’alleanza possa andare fiera e che, in vista delle Regionali dello scorso anno, aveva colto con tempismo l’opportunità di salire sul carro dei sicuri vincitori balzando da sinistra a destra con l’ausilio della catapulta di Raffaele Fitto e grazie alle porte spalancate da Giorgia Meloni. Un risultato, quello dell’ex Segretario Questore del Consiglio regionale ai tempi di Mario Oliverio allora come adesso dato per scontato e che non è stato accompagnato dal raggiungimento dell’obiettivo da parte di nessuno dei candidati espressi dalla città. Già in occasione della consultazione elettorale del gennaio 2020, a dire il vero, le urne avevano consegnato alla coalizione di stanzaa Reggio Calabria un esito assai poco gratificante: oltre allo stesso Neri avevano premiato Tilde Minasi (Lega, ricandidata e rimasta fuori dalla porta) e Nicola Paris che, nel suo saltellare da un partito all’altro, si era momentaneamente fermato sulla zattera dell’UDC, salvo poi abbandonarla repentinamente perché insoddisfatto da un “mancato riconoscimento”. Paris, a questo giro, è stato un semplice spettatore della competizione svoltasi domenica e lunedì perché, nel frattempo, i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia che indagano nell’ambito dell’inchiesta “Inter Nos” lo hanno sottoposto agli arresti domiciliari. Questo era e questo è il contesto nel quale si muove il centrodestra reggino che, del resto, è riuscito, non più tardi di un anno fa, nell’impresa, impossibile per chiunque salvo che per le “star” locali, di permettere la sismica riconferma di Giuseppe Falcomatà a Palazzo San Giorgio. Se è vero che tre indizi fanno una prova, la conclusione è una, incontrovertibile ed inconfutabile: il centrodestra a Reggio Calabria non solo non esiste, ma non esisterà nemmeno nel prossimo futuro. Per assenza di personale e personalità, per mancanza di coraggio ed umiltà, per difetto di idee ed unità. Non un leader, non una figura attrattiva e carismatica in grado di coagulare il consenso, non un programma serio, non una prospettiva, non una visione strategica. Solo meschini giochetti di posizionamento e nulla più. Al momento il sinonimo di “centrodestra reggino” è: “qualcosa che non esiste, qualcosa che deve essere reinventato completamente dalle basi” Il resto è bla bla bla.

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