C’è ormai solo domani… l’enigma sta per svelarsi

Cara Paola Cortellesi, quando è uscito il tuo film, ho osservato con attenzione il plauso generale che l’ha accompagnato per mesi, felice anche per i numerosi premi che ha ricevuto. Mi piaci molto anche tu, come artista.

Ma “C’è ancora domani”, devo dirtelo, non mi ha convinta. All’epoca cercai online qualche critica che rispecchiasse il mio sentire, ma poca roba. Trovai qualcosa sul “Fatto Quotidiano” e sul “Corriere”, ma tutto molto sommesso, come se si temesse di accendere un dibattito. E io, quel dibattito, l’ho fatto un po’ da sola e un po’ con qualche amica.

Non pensarmi come un’attivista impegnata. Pensa piuttosto a una spettatrice appassionata, a cui piace il cinema, anche quello leggero: le commedie romantiche, i film di spionaggio… una curiosa, sì, ma non una Diogene, una che, quando intuisce una direzione, a volte perde subito interesse.

Così, quando andai a vedere: “C’è ancora domani”, rimasi colpita dalla sala: un pubblico commosso ed in lacrime. E io, onestamente, non capivo il perché. Fui spietata. Dissi: «Eh, brava Paola. Ha costruito un film emotivamente semplice, che tocca corde universali. Funziona. Ottimo prodotto». Ma, per me, non fu abbastanza.

Oggi sono andata a votare. Ero la quinta. La quinta persona, su 1.700 votanti. Erano le 11:00 con all’attivo 65 voti e tre sezioni aperte. Sono le ore 19:00 ed i votanti sono: circa 90. La situazione non mi pare essere migliorata.

Qui, quando si vota per le amministrative, bisogna andare presto: altrimenti la fila diventa chilometrica, e poi tocca pure pagare il caffè per tutti, anche agli avversari che incontri al bar. Avrei pagato volentieri oggi e per chiunque! 

Paola, domani sera ti scrivo di nuovo. Se raggiungiamo il quorum, dirò che avevi ragione tu, perché sei riuscita a veicolare il messaggio, perché il messaggio del tuo film è arrivato e tutta quella commozione era vera, ed io la solita cinica malpensante.

Ma se non lo raggiungiamo, forse avevo ragione io.

Sì, lo so, ti sto strumentalizzando. Ma lasciami fare, perché magari domani qualcuno, leggendo queste righe, andrà a votare, anche solo per poter dire che le lacrime erano vere. Dopotutto C’è ancora domani per farlo. Ah, e sai una cosa? Un mio professore all’università una volta disse: «Se non sapete come votare e non avete voglia di documentarvi, affidatevi a qualcuno che ha il vostro stesso sguardo sul mondo». Ecco, se proprio non sapete… ascoltate una voce di cui vi fidate. Qualcuno che sapete essersi documentato, che ha studiato il referendum, che ha a cuore le sorti umane — e, soprattutto, che sapete condivide la vostra visione del mondo.

Con stima,
Vittoria Bartone

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