
Si era dato alla macchia lunedì scorso, ma per Massimiliano Sestito, scappato dalla detenzione domiciliare che stava scontando a Pero, nei pressi di Milano, la fuga è durata poco.
I Carabinieri del capoluogo lombardo, con il sostegno dei militari napoletani dell’Arma lo hanno catturato mentre si trovava a Sant’Anastasia, dinanzi la Stazione Circumvesuviana della località dell’hinterland partenopeo dove era in attesa di un taxi. Considerato affiliato al clan Iezzo-Chiefari-Procopio, il 52enne si era liberato del braccialetto elettronico ed era fuggito. Già condannato nei tre gradi di giudizio, aveva scontato la pena per essere stato ritenuto l’autore dell’omicidio, commesso, 32 anni fa, di Renato Lio, Appuntato dei Carabinieri trucidato ad un posto di blocco allestito a Satriano. Ora gli viene addebitato anche l’assassinio, compiuto nel 2013 nella Capitale, di Vincenzo Femia, uno dei personaggi apicali della ‘ndrangheta. A proposito di questo caso si devono pronunciare i magistrati della Corte di Cassazione. Il sicario della criminalità organizzata calabrese, al momento dell’arresto, non era in compagnia di nessuno ed era sprovvisto di armi. Si stava servendo di un documento appartenente al fratello che gli somiglia parecchio. L’attività investigativa è ora concentrata su quali siano stati i movimenti di questi giorni e cosa prevedessero i suoi piani nel futuro immediato. Di particolare supporto si sono rivelate diverse conversazioni intercettate telefonicamente dagli inquirenti, l’approfondita osservazione di informazioni raccolte su Internet e lo studio minuzioso dei documenti d’indagine. Tutti elementi che hanno portato i Carabinieri ad intuire che nell’area del Napoletano potesse contare su protezioni significative. Decisiva si è rivelata la tempistica dei militari dell’Arma riusciti ad evitare che il killer scomparisse rendendo le ricerche difficoltose.