
Il dottor Leonardo Bertucci, in rappresentanza del sindacato medico della Cisl, esprime “piena solidarietà alla dottoressa Marianna Rodolico e a tutti i medici in servizio presso l’U.O. di Medicina Emergenza – Urgenza del Presidio ospedaliero di Vibo Valentia”, con particolare riferimento all’accorata lettera in cui spiega “le frustanti condizioni di lavoro quotidiano di tutto il personale medico e infermieristico”.
Bertucci sottolinea preliminarmente che “la carenza di organico ospedaliero è diventata un dramma che coinvolge più o meno tutti i settori della sanità, ma con un impatto più pesante nei Pronto Soccorso di tutti i presidi ospedalieri poiché è il Pronto Soccorso che deve prendere in carico i pazienti e inquadrarli, in tempi ridotti, in modo da dare delle risposte efficaci ed efficienti”. Il rappresentante Cisl rileva quindi che “le condizioni di lavoro sono diventate insostenibili, i pazienti giungono in ospedale per una risposta sanitaria che a volte si trasforma in un’attesa estenuante che per l’utenza è inaccettabile e incomprensibile. Oltre alla carenza di organico – specifica – vi sono altri fattori che contribuiscono a creare un clima sanitario insostenibile, come per esempio gli accessi inutili al Pronto Soccorso, a volte risolvibili con la medicina del territorio, oppure l’atteggiamento prevenuto di malcontento che non aiuta certo il lavoro di tutti gli operatori. È impensabile che un solo medico di Pronto Soccorso in un ospedale Spoke come quello di Vibo Valentia possa far fronte a tale emergenza”.
In questo contesto, è chiaro che la carenza di organico è “divenuta la prima emergenza, complice anche un Piano di Rientro che ha imposto il blocco del turnover”. Ma, ad avviso di Bertucci “la maggiore colpa credo che sia da addebitare a una gestione sanitaria regionale che non è riuscita quantomeno a tamponare questa grave situazione con un minimo di programmazione e lungimiranza”. Inoltre, oggi “la situazione è aggravata dalla difficoltà di reperire le figure mediche: come è noto mancano a livello nazionale medici specializzati, a causa degli accessi limitati sia alla facoltà di medicina sia alle scuole di specializzazione”. Entrando nello specifico di questo aspetto, Bertucci rimarca che “l’Asp di Vibo Valentia ha bandito diversi concorsi in tutte le discipline mediche, ma i partecipanti sono stati sempre molto esigui e, quindi, in numero non sufficiente a coprire il fabbisogno”. Di conseguenza, “la carenza di personale medico e infermieristico la stiamo vivendo un po’ tutti”. Arrivando alle situazioni locali, che impattano sul sistema complessivo, Bertucci sostiene che “attualmente i dirigenti medici dell’U.O. di Medicina Interna – Lungodegenza del Presidio ospedaliero di Serra San Bruno, con un totale di 26 posti letto disposti su due piani, più due di Day Hospital, e cinque ambulatori divisionali con regolare prenotazione Cup, sostengono ritmi di lavoro incalzanti per garantire l’assistenza ai pazienti ricoverati e garantire altresì le prestazioni ambulatoriali verso l’utenza esterna”.
Si cerca di “contenere la degenza media, che è strettamente dipendente da un supporto diagnostico radiologico telematico e da un accesso settimanale di un medico radiologo, certamente non sufficiente a smaltire la grande mole di lavoro”.
A ciò va aggiunta “una componente sociale”, ossia “la difficoltà di rimandare i pazienti a casa, come succede del resto un po’ in tutti i reparti di degenza da nord a sud”.
Bertucci sottolinea anche la rilevanza del “lavoro svolto da colleghi del Pronto Soccorso del Presidio ospedaliero di Serra San Bruno, che, non solo lavorano in condizioni di organico inaccettabile, ma anche in assenza di supporto diagnostico sia strumentale che di consulenze specialistiche, tranne quelle di tipo internistico. Certo – osserva Bertucci nel passaggio chiave – i colleghi tutti sono rimasti un po’ perplessi dal ‘nemmeno a parlarne’, visto che solo ad oggi in degenza vi sono 6 pazienti tutti accolti dal Presidio ospedaliero di Vibo Valentia”. Riprova è il dato generale: “su un totale di 600 ricoverati (numeri contratti dalle molteplici chiusure imposte da emergenza Covid) oltre 100. sono arrivati dal P.O. di Vibo”.
“In sanità – asserisce ancora Bertucci – oltre alla qualità delle prestazioni a volte contano anche i numeri. È vero, si negano le barelle, ma con 26 posti letto: non sono consentite né dal contesto alberghiero, vista la dimensione delle stanze, né dal rischio cadute, tenuto conto dell’età media dei degenti. Fra due giorni l’ennesimo collega andrà in pensione e noi rimarremo sempre meno, con un totale di quattro medici su 26 posti letto, ma continueremo a lavorare con la stessa caparbietà e spirito di sacrificio. Essere ‘eroi’ in sanità – conclude – è importante e, soprattutto, è importante esserlo tutti i giorni ma senza svilire mai il lavoro degli altri, altrimenti diventa una lotta fra disperati”.