
Oltrepassato il giro di boa di una campagna elettorale, quella per il rinnovo del Consiglio comunale di Reggio Calabria, meno scoppiettante di quanto si potesse prevedere, è utile fare un giro di ricognizione sullo stato dell’arte dei vari contendenti. Qualcuno si sta giocando al meglio le carte disponibili, altri meno.
La sfida, sul piano della percezione popolare, è solo tra i candidati a sindaco e, tranne piccole enclavi ideologizzate di fascisti e comunisti (sigh) che dopo un paio di decenni dall’ingresso nel Terzo Millennio continuano a vedere fantasmi per fortuna scomparsi agli occhi dell’opinione pubblica, continuando a combattersi reciprocamente in una guerra inesistente, tutti gli altri giudicano sulla base dei fatti. Mai come in questa competizione si sta sentendo parlare di voto disgiunto, mai come in queste settimane la gente comune, a differenza di quanto accaduto in passato, s’informa su come poter votare con tale modalità. I motivi sono fin troppo banali: innanzitutto per la prima volta la partita non si gioca solo tra i due schieramenti ufficiali, ma è estesa ad altri attori che stanno sfruttando adeguatamente il periodo che precede il voto; a questo si aggiunga che l’insoddisfazione nei confronti del sindaco uscente Giuseppe Falcomatà e dell’uomo designato da Matteo Salvini, il melitese ex segretario comunale Antonino Minicuci, è palpabile e solo una percentuale irrisoria, a pelle molto difficilmente pronosticabile, di voto disgiunto potrebbe facilitarne la corsa. L’attuale Primo Cittadino, dopo aver ostentato ingiustificata sicumera circa la rielezione, ha cominciato a sentire il fiato sul collo degli avversari e compreso che, al contrario, solo un’impresa può consentirgli di centrare un traguardo ad oggi molto distante. Non c’è dubbio che egli sappia destreggiarsi con autorità nel mare procelloso della contesa a suon di slogan e propaganda. Complice la spinta poderosa dei social network, solo in vista dello sprint finale, ha impresso un’accelerazione che i reggini avrebbero voluto vedere durante i sei anni anni trascorsi nell’abulia e nell’incomprensione delle loro istanze, pratiche ed emotive. Quanto al candidato a sindaco di centrodestra, soggetto ignoto al popolo, il tentativo artificiale di costruire un personaggio che non esiste può andare a bersaglio solo nei casi, sporadici come detto, di terminali mentali intrisi di ideologia o di incallita ingenuità. Minicuci, infatti, non è l'”uomo del Ponte” di Genova, né, per rimanere ai pochi anni in cui ha lavorato a Reggio Calabria presso la Provincia-Città Metropolitana, ha assunto ruoli determinanti in senso positivo o anche negativo ai fini dell’andamento di Palazzo Alvaro. Anche in questo caso, la ragione è assai intuibile: ad un Segretario-Direttore Generale di un ente locale non sono affidati compiti di amministrazione attiva, ma si limita ad attuare e sovrintendere, fine della trasmissione. Di conseguenza, la rappresentazione scenica del Super Tecnico è, nei fatti e nelle norme, un imbroglio partorito in malafede e nulla più. Allo stesso tempo, è stato umiliante, per lui, per i suoi scudieri e per la stessa città, vederlo portato in giro sul Corso Garibaldi come l’ultimo dei candidati al Consiglio comunale a caccia di una popolarità che non c’è. Una scena a cui sarebbe stato difficile assistere anche a Melito Porto Salvo, Santo Stefano in Aspromonte, Oppido Mamertina, ma che, invece, è stata, preparata con grossolana insolenza dai caporali del centrodestra locale che hanno qualità circoscritte a questo genere di “recite”. Ben più apprezzabile il lavoro che stanno portando avanti altri attori sul palcoscenico. A cominciare da Angela Marcianò, che del voto disgiunto di cui sopra sarà senza dubbio la principale beneficiaria, Figura di riferimento della “gente comune”, viaggia sul doppio binario della proposta di sostanza amministrativa, un programma corposo di cui offre pillole quotidiane su Facebook e di quella politica, spingendo il piede sull’acceleratore dell'”Alternativa” rispetto alle due facce della stessa medaglia, impersonate da Falcomatà e Minicuci, dai partiti di centrosinistra e di centrodestra. Il nutrito seguito di cui gode si infoltisce ogni giorno di più e la docente universitaria di Diritto del Lavoro bene farebbe, a prescindere dal risultato che emergerà dalle urne, a capitalizzare il consenso dando vita ad un contenitore permanente di idee, sotto forma di un Movimento in grado di esprimere plasticamente la nascita. già avvenuta de facto, di un soggetto politico autonomo, consistente ed autosufficiente. Di spessore anche l’opera quotidiana di Saverio Pazzano: mosso da un idealismo non di maniera, ma ben saldo in valori imprescindibili e ideali ai quali ha saputo dare forma concreta nel progetto presentato alla città, si sta spendendo con ardore di principi e tenacia trascinante. Da Klaus Davi a Fabio Foti, da Fabio Putortì a Maria Laura Tortorella a Pino Siclari, tutti, sia pur con toni differenti, si sforzano di trovare uno spazio di visibilità per dare un segno tangibile di presenza. Nei dodici giorni di campagna elettorale che ci condurranno al termine della campagna elettorale, qualche potenziale sorpresa potrebbe irrobustirsi e qualche pseudo certezza vacillare ancor più pericolosamente.