“È come film di orrore”: immaginare che da oggi, in una terra dimenticata da Dio e odiata dagli uomini, si aggirerà lo spettro di un Gruppo consiliare comprendente, in ordine alfabetico e a parità di analfabetismo civile, Filippo Burrone, Antonino Castorina e Carmelo Versace, fa venire il voltastomaco.
Esattamente come un piatto rivoltante proposto a Joe Bastianich nell’antica versione di MasterChef Italia. RED, un piccolo avamposto di sabbia che, se i tre avessero realizzato sulla sabbia di una spiaggia affacciata su uno dei tanti specchi di mare non balneabili della provincia di Reggio Calabria, avrebbe potuto essere spazzato con una pedata. Invece no, i tre inutili giannizzeri che stazionano a Piazza Italia, hanno pensato bene di confondere il Carnevale con il Ferragosto. Così, mentre la città attende con trepidazione il mese di settembre confidando sia il mese intimamente connesso alla devozione mariana quello buono per far atterrare sulle porcherie di Palazzo la Commissione d’accesso agli atti, fanno nascere dal nulla (loro habitat naturale) un raggruppamento che fungerà da capannello di pressione magari vantaggioso in occasione delle prossime tornate elettorali quando potrebbero approdare su qualche chiatta raccoglitrice di profughi. Con una nota che li rappresenta alla perfezione perché trattasi di un concentrato di nulla, hanno avuto l’ardire di abbozzare una spiegazione a cui, magari, qualcuno a digiuno di lingua italiana ed educazione civica darà persino un senso. Hanno messo assieme la R di Riformisti, ma la sola riforma che conoscono i tre è quella dei posizionamenti in Consiglio comunale per meglio insinuarsi nelle pieghe sfrangiate di un’Amministrazione stritolata da inchieste giudiziarie e rancori personali. La E di Europei, ma non saprebbero indicare l’Europa nemmeno su un mappamondo, figuriamoci se sanno dare un senso compiuto ad un termine che sta bene su tutto pur non volendo dire una minchia. La D di Democratici, vedi sopra, con la postilla che questi individui stanno da tempo approfittando della Democrazia e, stuprandola, la tengono in ostaggio da dieci anni. Esilarante il contenuto del comunicato che ha partecipato ai reggini il parto di questo abominio: “In un momento in cui si palesa incontrovertibile una crisi della politica e della forma partitica con l’assenza di punti di riferimento credibili ed autorevoli a Reggio Calabria che possano guidare un percorso di rinascita nell’imminente futuro prossimo, questo l’incipit. Se fossero dotati di quelle qualità intellettive sufficienti a distinguere un bicchiere da un bue, arriverebbero alla conclusione sorprendente che sono proprio loro a dare forma compiuta alla personificazione degli effetti prodotti dalla “crisi della politica”. Se la politica fosse stata una cosa seria, infatti, Burrone, da dieci anni a Palazzo San Giorgio senza giustificazione e senza logica, starebbe continuando a caricare e scaricare merce in un centro commerciale, Castorina sarebbe custode di un cimitero e Versace godrebbe delle gioie che solo un call center sa regalare. Scrivono di “assenza di punti di riferimento credibili e autorevoli a Reggio Calabria”: lo urliamo dal 2014 indicando profani come Burrone e Castorina (cui si è poi unito il Versace, acquisto a prezzi stracciati che Falcomatà ha definito in vista del secondo mandato) come gli esempi più calzanti per far capire anche ai lenti di comprendonio (tra i loro elettori, almeno quelli che respirano, sono la totalità) quali siano state le conseguenze tragiche del crollo della credibilità e della autorevolezza senza cui i tre signorotti del vuoto non sarebbero esistiti nemmeno nel peggiore degli incubi. Ci esortano, loro, politologi che potrebbero tenere banco solo in un negozio di frutta e verdura, a riflettere sulla “necessità di superare gli schemi tradizionale di contrapposizione ideologica tra destra e sinistra”. Questo è un passaggio che, per amore di verità, segue la stessa direzione delle trame ordite dal “trio dell’orrore”: per loro, infatti, quale differenza volete che faccia stare da una parte o dall’altra? A parte che, causa assenza di strumenti cognitivi e culturali, nemmeno dando fondo all’intero bagaglio di conoscenze disponibili, saprebbero distinguere la Destra dalla Sinistra, è sufficiente pensare al Burrone (nomen omen): sedicente comunista, si è sempre professato tale, ma non sapendo cosa comportasse definirsi tale, ha comunque scoperto cammin facendo che, pur essendo lui una palla al piede per la città alla quale i suoi inesistenti sforzi non hanno mai arrecato vantaggio alcuno, potesse, quell’etichetta di cui ha abusato, rivelarsi una barchetta sicura in grado di tenerlo lontano dalla dura vita dei lavoratori. Quando si è reso conto che la rotta necessitava di essere modificata, ci ha messo un attimo per virare verso le sempre sicure acque del poltronismo centrista, quello dei Castorina e dei Versace che di identità non ne hanno mai avuta. Affari per gli affari, pennacchi da pusillanimi per pennacchi da pusillanimi: perché è di questo che si occupano. Cosa pretendere da individui dotati di un lignaggio che viaggia rasoterra? Far togliere la spazzatura davanti casa, un certificato senza fare la fila, robetta squallida del genere e l’elettore schiavo è contento e riconoscente. Sproloquiano di “un progetto civico aperto ed inclusivo a tutti e che vada oltre le liturgie istituzionali del passato occupandosi dei problemi reali della nostra città”. Dal 2014 infettano la città con i loro partitini aperti solo agli ignoranti e ora, vedendosi chiusi gli spazi che concederebbero loro il perdurare degli spazi di manovra in cui hanno fatto i loro porci comodi, vendono il civismo al miglior acquirente. E no, signori, fuori dalle scatole: voi non avete nulla a che spartire né con il civismo, né con la civiltà. Ma fate bene: abituati a frequentare figuri della vostra stessa stirpe poco nobile, immaginate che tutti siano come voi e, in realtà, non siete molto distanti dalla realtà. In questa città il popolino costituisce una ampia fetta di elettorato e di questa vasta porzione siete degnissimi rappresentanti. Dunque, sì, in aderenza alla conclusione del documento che accompagna l’aborto di RED: “Il tempo è adesso”, completate ora l’opera di devastazione di Reggio Calabria e provincia. La prossima competizione elettorale, sperando sia il più tardi possibile perché vorrà dire che la Commissione d’accesso sarà finalmente arrivata a disinfettare il lordume accumulatosi in questi due lustri, avrà finalmente aperto i tanti cassetti dentro i quali troverà tanta, tantissima roba, avrà concluso il lavoro blindando uno scioglimento del Consiglio comunale che sarebbe scandaloso non si concretizzasse. Il tutto, magari, confidando in qualche testimonianza diretta da parte di chi, già coinvolto pesantemente in inchieste capaci di schiantare il sistema, potrebbe contribuire a fare pulizia una volta per tutte di amici ed amici degli amici (vivi e morti) che nei due Palazzi di Piazza Italia hanno banchettato da padroni.
Per queste ragioni abbiamo deciso di formalizzare ed istituzionalizzare un percorso politico che da tempo stiamo portando avanti in difesa della nostra città e nella precisa e specifica volontà di attuare e rendere reale e visibile il programma elettorale con il quale ci siamo candidati in sostegno di Giuseppe Falcomatà costituendo ora un gruppo consiliare che è il secondo più numeroso dell’intera maggioranza. Il nostro tempo è adesso