Il brigantaggio e l’Unità d’Italia: la spinta revisionista dell’Ordine Costantiniano

Si è rinnovato l’annuale appuntamento del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio nella città di Rossano. Ancora una volta l’ospitalità dell’azienda Amarelli è stata la perfetta cornice per questa giornata, dove le Dame e i Cavalieri sono giunti da ogni provincia calabrese. Giornata ricca di impegni, iniziata con la visita allo splendido Museo Amarelli. È stata l’occasione per apprezzare il lavoro, l’intelligenza e la costanza che rendono questa azienda fiore all’occhiello della Calabria. Terminata la visita si è svolta, nella cappella Gentilizia della fabbrica, una Santa Messa officiata da Monsignor Antonio Morabito, priore vicario della nostra delegazione, giunto da Reggio Calabria. Ultimo impegno della ricca giornata è stato l’interessante convegno fortemente partecipato da un folto pubblico sul tema “Il brigantaggio post unitario tra storia e leggenda”. Autorevoli gli interventi dei relatori. Ad aprire i lavori, dando i primi spunti di riflessione sul tema e sulle attività dell’Ordine, il Cavalier Giuseppe Spizzirri Marzo in qualità di rappresentante della Città di Cosenza. A seguire è intervenuto il Cavalier Fortunato Amarelli che in veste di “padrone di casa” ha ringraziato i convenuti, le dame e i cavalieri intervenuti nella splendida sala convegni Amarelli.
Il dottor Domenico Marino, giornalista, ha affrontato il tema del brigantaggio partendo dall’Opera di Nicola Minasi, che in maniera interessante ed affascinante rappresenta un pezzo di storia e di costume meridionale, facendo intravedere le implicazioni sociali, politiche e culturali. Concetti che si rivelano strettamente e tristemente attuali. In particolare, partendo dai Briganti della Sila, da quel Giosafatte Talarico, che imperversò su quelle montagne per gran parte dell’ottocento, Misasi, continua Marino, cercò di difendere in maniera oggettiva un popolo condannato dalla rivoluzione e dalla Storia. Cercò, quindi, di capire le cause che portarono alla nascita del brigantaggio, visto come esigenza di un popolo. Celebre è la frase: “la storia adula i potenti, chiama briganti i difensori dei propri diritti e liberatori gli stranieri predoni e tracotanti”.
Il Cavaliere di Grazia Enrico Greco, Presidente del Tribunale dei minori di Bari, dopo aver formulato i complimenti alla Delegazione Calabrese per la qualità delle iniziative, ha esordito affermando che il tema del convegno sia difficile e controverso, in quanto spesso genera un diverso “sentire” e “pensare” in base al luogo di provenienza degli interlocutori. È importante, quindi, ripristinare la giusta valenza storica del fenomeno sociale. La prima differenza da fare, è, infatti tra coloro che facevano resistenza all’Unità d’Italia per fedeltà ai Borbone, ed i briganti, uomini e donne che a causa dei soprusi subiti si dettero alla macchia per ribellarsi e giammai sottomettersi al nuovo stato delle cose. Per questo, oggi, diventa molto importante il movimento revisionista che rivisita la Storia dell’Unità d’Italia; volendo riscrivere i fatti sotto la lente dell’obiettività storica ridefinendo, quindi la figura dei briganti, non sono visti più come nemici dell’Unità d’Italia, ma come protagonisti del Risorgimento, come le loro storie fiere e drammatiche che appartengono indissolubilmente al territorio del nostro sud e, quindi alla nostra storia.
I lavori sono stati moderati dal Commendatore Aurelio Badolati, delegato vicario dell’Ordine calabrese, che, dopo aver ringraziato la famiglia Amarelli per l’ospitalità, ha illustrato ai presenti alcune delle attività della delegazione calabrese a favore dei meno abbienti della nostra regione. Successivamente è entrato nel vivo del convegno stimolando relatori e pubblico con le sue domande ed affermazioni volte al riconoscimento di una storia ancora poco conosciuta ma che certamente sta vivendo un primavera di riflessione e di reinterpretazione.

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