Aumento vertiginoso dei prezzi tra speculazione e carenza di interventi concreti: c’è bisogno di una versione moderna della democrazia

di Michele Furci – Gli osservatori e gli uffici regionali dei prezzi, che dovrebbero favorire interventi concreti raccordati con le istituzioni territoriali, qualcuno sa se siano mai stati istituiti? La risposta a tale quesito è tra le ragioni per cui l’associazionismo di massa e la politica appaiono sempre più incapaci di rappresentare i bisogni nella società moderna.

E gli stessi rappresentanti delle Associazioni hanno dato luogo a iniziative concrete affinché nel Vibonese, e più in generale nella Regione, l’Unità di Missione potesse operare in connessione con le strutture del Garante e in collaborazione con la struttura locale della Direzione generale per il mercato, la concorrenza e la tutela del consumatore?

Eppure, nonostante i prezzi dei beni di largo consumo siano arrivati alle stelle, i responsabili della Regione e degli Enti Locali calabresi non pare abbiano dato luogo a qualche iniziativa concreta affinché l’articolo 2 della legge 244 del 2007, riguardante la “tutela del consumatore”, potesse operare con efficacia in questo territorio e, men che meno si sono adoperati affinché la stessa legge 51 del 2022, che rafforza i poteri del Garante, potesse portare frutti ai cittadini consumatori.

Cosicché si assiste impotenti all’aumento vertiginoso dei prezzi, fino a rincari di oltre il 100 percento, anche per i beni primari e indispensabili per l’alimentazione dei cittadini. 

Tutto ciò avviene nel silenzio assordante, e muove senza che alcuna organizzazione di massa riesca a muovere foglia. Al contrario, i consolidati interessi speculativi delle multinazionali, che appaiono sempre più favoriti da una legislazione eccessivamente sbilanciata in favore del consumismo e del libero mercato, così hanno campo libero e le multinazionali possono imporre ciò che vogliono, senza che i consumatori abbiano alcuna forma concreta di tutela da ogni possibile arbitrio.

Un sistema che, attraverso il monopolio tele-mediatico invasivo, influenza e detta legge sulla Politica, condizionandola nella sua essenza di rappresentanza dei sovrani interessi delle comunità politiche.

Le complesse basi sociali delle comunità politiche, destrutturate dei valori di appartenenza ideale e culturale, appaiono disorientate e perciò navigano sempre più in ordine sparso in una realtà frastagliata in cui crescono le diseguaglianze, le marginalità sociali e quelle civili. 

Per effetto di tali criticità aumenta il malessere sociale mentre la politica, perseverando nelle vecchie forme, sopravvive di effervescenti quanto fugaci leader regionali e locali. Essi si rivelano sempre più incapaci di interpretare l’evoluzione tecno-digitale del processo economico che lo circonda. Sicché, in assenza della lettura reale di ciò che dovrebbe generare il vero sviluppo del territorio, in cui si formano gli inediti interessi materiali e immateriali, cresce il distacco tra il mondo delle istituzioni e la vita reale.

C’è bisogno dunque di una consapevole e partecipata intermediazione politica democratica per governare i nuovi processi sociali. E affinché ciò avvenga, diventa urgente e fondamentale invertire il paradigma culturale per poter interiorizzare ciò che, in realtà, sostanzia le forme delle moderne comunità sociali.

Il modello e le forme complesse della struttura economica hanno bisogno infatti di una visione moderna e maggiormente partecipata della democrazia; essa deve essere in grado di responsabilizzare i cittadini per governare gli equilibri sociali che produce di ora in ora il mercato globalizzato della IV Rivoluzione industriale che, al contrario, si alimenta di strumenti e tecnologie digitali in continua innovazione.

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