
L’Associazione “Donne per le Donne” di Vibo Valentia, in collaborazione con il Circolo culturale Saturnio di Moncalieri, organizza un importante incontro culturale presso il Sistema Bibliotecario di Vibo Valentia, con la presentazione del libro dello scrittore piemontese Gianni Oliva “Anni di piombo e di tritolo / 1969 – 1980 il terrorismo nero e il terrorismo rosso da Piazza Fontana alla strage di Bologna”, edito da Le Scie Mondadori. L’evento culturale si svolgerà domani alle ore 20.30.
Il volume nasce, per come scrive l’autore, dal fatto che “se si ricordano i nomi dei carnefici e si dimenticano quelle delle vittime, vi è un corto circuito nella memoria collettiva: così si rischia di ribaltare i ruoli, di dimenticare ciò che realmente è accaduto. E la storia perde il suo senso”. Gianni Oliva a tal fine afferma che “Gli anni di piombo e di tritolo sono chiusi, anche se le verità processuali hanno lasciato troppo zone d’ombra e domande senza risposte”. Per poi aggiungere che “La parabola del terrorismo nero è terminata con la strage di Bologna (1980), quella del terrorismo rosso con l’omicidio Ruffilli (1988): nonostante tutto, lo Stato ha vinto la guerra, dopo aver perso tante battaglie”. Infine, però, l’autore costata che “la storia degli anni di piombo e di tritolo è soprattutto la storia di chi se ne è andato per sempre con una pallottola nella testa o il corpo dilianato, senza sapere perché”. Tuttavia, grazie alla ricostruzione di Oliva, puntuale e obiettiva dei fatti, e alla luce delle successive vicende politiche, economiche e finanziarie del Paese e dell’Occidente nel suo complesso, oggi si può aggiungere che sebbene quel ventennio appaia ancora incomprensibile, esso ha una sua precisa verità storica. La vicenda, d’altronde, affonda nella peculiare natura di una Nazione, l’Italia, che nasce, cresce e si sviluppa sul piano della democrazia economica, politica e sociale nei tempi che non furono modulati dalla sedimentazione di una cultura politica maggioritaria dei suoi popoli. Il tutto, infatti, avviene non già come sintesi di un conflitto interno tra capitale e lavoro, bensì perché scaturisce da vicende geopolitiche del post seconda guerra mondiale, determinatosi come potere sovraordinato in quell’ambiente storico già complesso, di per sé, dalla trasformazione sociale in conseguenza dell’avanzamento dei modelli frutto di nuove tecnologie industriali che determinano l’abbandono delle campagne e l’emigrazione dal Sud verso il Nord del paese.