“Al centro del sistema delle strutture per anziani c’è il profitto, urgente che la Regione avvii i controlli”

"La Regione non può rimanere passiva"

“È a dir poco allarmante il quadro che sta emergendo in questi giorni in Calabria sulle Residenze Sanitarie Assistenziali e sulle strutture socio assistenziali che accolgono persone in difficoltà, anziane e con disabilità, finite in questi giorni – fa il punto della situazione Carlo Guccione, consigliere regionale del Partito Democratico – anche sotto la lente degli investigatori.

Il lavoro dei Carabinieri del Nucleo antisofisticazione e sanità ha fatto emergere la drammaticità del caso. Oggi i Carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e sanità e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, hanno eseguito ispezioni e nuovi controlli all’interno di Residenze Sanitarie Assistitenziali (RSA), Case di Risposo – Comunità Alloggio e Case famiglia di Reggio e provincia, facendo emergere una serie di irregolarità e criticità delle realtà assistenziali. Al momento risultano emblematici i casi delle RSA di Chiaravalle e di Villa Torano (ad oggi le persone risultate positive al Covid-19 sono 77. La Regione Calabria non può rimanere passiva, non può restare ferma a guardare l’evolversi delle vicende. Il silenzio assordante da parte della Regione rischia di gettare un’ombra sul suo operato. Bisogna fare chiarezza e agire con trasparenza, avviare immediatamente una urgente campagna di controllo non solo per verificare se le strutture sanitarie e socio assistenziali hanno i requisiti strutturali, organizzativi e funzionali, ma anche per controllare la qualità del servizio offerto a categorie deboli e persone in difficoltà”. “Oggi è necessario – a parere dell’esponente del PD – che la Regione autonomamente avvii una attività ispettiva sulle strutture e le prestazioni sanitarie e socio sanitarie erogate. Il compito della Regione Calabria è quello di vigilanza e controllo, previsto dalla legge e che tra l’altro afferma che ‘qualora in attività di controllo, di verifica e ispezione risultino elementi tali da far ritenere compromesso il mantenimento dei requisiti stabiliti in sede di autorizzazione all’esercizio ovvero all’accreditamento, il direttore generale è comunque tenuto ad assumere ove ne ricorrono i presupposti ogni altra iniziativa di carattere urgente diretta ad evitare rischi per la salute dei cittadini’. Come è evidente dai fatti, questo compito non è stato svolto adeguatamente nel corso di questi anni. Addirittura la Regione si è tenuta per vent’anni, abusivamente, anche la gestione del sistema del Welfare: unico caso in Italia visto che solo dal 2015 ha provveduto a riorganizzare l’assetto istituzionale del sistema integrato degli interventi in materia dei servizi e politiche sociali trasferendo la gestione ai distretti, applicando in questo modo la legge 328/2000 e la legge 23/2003. Serve una operazione trasparente e per questo deve essere coinvolto l’intero Consiglio regionale e la Terza commissione Sanità e attività sociali. In Calabria si riveda in modo sistematico l’organizzazione delle strutture sanitarie e socio assistenziali avendo la certezza che al centro del sistema, nell’erogazione di servizi e prestazioni, ci sia il cittadino e non meramente interessi contabili o di profitto”. “Bisogna mettere mano – è la soluzione proposta dal rappresentante del Partito Democratico a Palazzo Campanella – ad una vera e propria riforma strutturale che superi la mancata integrazione, tutta calabrese, dei servizi socio assistenziali con quelli sanitari; un sistema errato che da anni sta creano storture, sprechi e sovrapposizioni costosissime a danno dei cittadini. Non è più possibile che si operi con un Piano regionale degli interventi in materia di servizi e politiche sociali fermo agli anni 2007-2009, mentre le altre regioni d’Italia non solo lo hanno aggiornato ma l’hanno integrato dando vita ad unico Piano di servizi sanitari e socio assistenziali. Questo è quello che serve ora alla Calabria”.

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