Al bando (periferie) le imposture del regimetto mediocratico di Falcomatà

Esultano, senza giustificazione, con il rancore tipico dei fanciulli prepotenti. Esultano, adoperando le stesse espressioni che fino all’altro ieri erano ad essi rivolte: “nemici di Reggio” dicevano di loro; “nemici di Reggio” urlano sguaiatamente loro. Non hanno il senso della misura, perché capita molto raramente che possano puntare l’indice verso chi, un giorno sì e l’altro pure, mette nel giusto risalto la palese impreparazione (parola ormai assurta a cifra semantica dell’Amministrazione Falcomatà) nella gestione della città. Ad accendere le polveri di cotanto giubilo è stato il via libera da parte del Consiglio dei ministri alla seconda tranche dei finanziamenti previsti dal Bando Periferie. Una decisione che consente lo sblocco delle risorse finanziarie necessarie alla realizzazione di tutti, e si sottolinei “tutti”, i 124 progetti presentati dai Comuni e dalle città Metropolitane. Questa ulteriore fetta della torta impegna una cifra complessiva pari a 800 milioni di euro che porta l’importo totale alla somma di 2 miliardi e cento milioni. Onestà intellettuale, per chi ne dispone, e verità, per chi non è abituale frequentatore del grande circo delle menzogne, avrebbero imposto di tacere, facendo accompagnare il silenzio ad una remissiva vergogna. Originariamente, infatti, solo 24 avrebbero dovuto essere gli enti locali beneficiari dei denari stanziati e, a tal fine, fu stilata una graduatoria che, impietosamente, umiliò Comune e Città Metropolitana di Reggio Calabria sbattendoli in coda alla fila. Ultimi, a certificare la pochezza assoluta dei protagonisti di questa misera stagione politica in riva allo Stretto. Uno smacco, soprattutto in considerazione di una delle molteplici promesse disattese dal Primo Cittadino che assicurò, al tempo degli impegni a suon di illusorie parole, di operare con l’intento di elevare il livello della qualità della vita dei quartieri periferici. Quello che è accaduto nel corso della prima metà del mandato è sotto gli occhi di tutti: mentre le aree meno attrezzate sono rimaste al palo, quelle centrali scivolavano in fondo al burrone dell’oscenità. E’ stato, dunque, indecoroso, che nelle ore successive all’annuncio da parte di Maria Elena Boschi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, gli inquilini di Palazzo San Giorgio, in preda ad una ubriacatura da frustrazione, si siano abbandonati ad accuse e vendette verbali all’indirizzo di tutti coloro che quattro mesi fa avevano posto l’accento sull’ennesimo pugno in faccia rifilato a Falcomatà ed ai suoi sodali. Se da Roma pioveranno su Reggio e provincia 58 milioni di euro, nessun merito può essere ad essi ascritto se non quello di aver partecipato al bando. All’esito dell’unica valutazione effettuata, la figura è stata delle peggiori. Ma il Gruppo consiliare del PD, con un coraggio degno di miglior sorte, si è addirittura lanciato in una rischiosa acrobazia verbale in assenza di paracadute del pudore: “Il finanziamento del bando – è stato scritto in un comunicato– è certamente un successo politico da imputare al sindaco Falcomatà”. Se la città non versasse in condizioni di agonia, le risate suscitate da questa volgare panzana sarebbero talmente fragorose da poter essere udite, queste sì, anche nella Capitale. Siccome le frottole, come le disgrazie (in molti casi la natura delle due è identica), non vengono mai da sole, il vice sindaco della Città Metropolitana, Riccardo Mauro, cavalcando in sella al ronzino della modesta propaganda, ha sguainato la spada, spuntata, del “successo rilevante”. A prescindere da tutto, si tratta, comunque, di reazioni istintive da parte uno sbrindellato gruppo di ragazzotti che ora, potendo disporre di questa ulteriore occasione per la quale a nulla hanno contribuito, si trovano nelle condizioni ideali per smentire, almeno una volta, i “tafazziani” (Mauro dixit).

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