“Chi spara, senza badare alla vicinanza di un bambino, non credo sia in grado di nutrire sentimenti di alcun tipo, ma se soltanto per un momento i responsabili del ferimento del bambino dovessero prendere contatto con la loro coscienza, almeno si vergognassero”: è quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, sui fatti accaduti a Sorianello, nel Vibonese, dove un tredicenne portatore della sindrome di down è stato ferito nel corso di un agguato che aveva come obiettivo il fratello.
“È l’ennesima volta, nella pluridecennale storia della criminalità calabrese, che un bambino viene colpito – evidenzia il Garante – e ciò è sufficiente a sfatare il “mito” dell’intoccabilità dei piccolini in ambito mafioso, ma anche a sfatare la nomea di ‘onorata società’. Onorata di che?”.
“Non v’è dubbio – continua il sociologo – che il lavoro della magistratura, delle forze dell’ordine, da solo non può bastare, se nella società non interviene un moto di indignazione collettiva, lontana da sterili proclami, che si tramuti in stile di vita, in cultura soggettiva e di massa capace di rifuggire da lusinghe e compromessi. Così non si può continuare. Una terra bagnata da sangue di un bambino è una terra che non può dirsi civile e che non ha futuro”.
Il Garante conclude: “Ringraziando i medici e i soccorritori per le cure prestate al piccolino, che mi ripropongo di andare presto a visitare”.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.