
È quando la fede incontra l’arte e la tradizione si fonde con l’urgenza del presente, che nasce qualcosa di unico. ASimbario, la Via Crucis vivente è diventata molto più di una rappresentazione sacra: è stata una meditazione collettiva, ungrido silenzioso che ha attraversato le vie del borgo per interrogare le coscienze.
Organizzata dalla Pro Loco “FutuR’Osa APS”, con il sostegno dei parroci Padre Bandoweshe Kayole Jean Pierre e PadreAlphonse Milolo Mukinayi, della comunità e la partecipazione attiva di numerosi volontari, la manifestazione ha offerto una rilettura originale della Passione, capace di toccare corde profonde anche tra i non credenti.
Una messa in scena che interpella la coscienza
Non solo costumi storici e scenografie suggestive, ma riflessioni attualizzate, voci narranti, figure simboliche e una regiaattenta a ogni dettaglio. Ogni stazione ha rappresentato una piaga non solo del Vangelo, ma del nostro tempo: la guerra, la solitudine, la violenza sulle donne, il bullismo, l’indifferenza. La Croce, ieri come oggi, resta un peso che si continua a portare nel silenzio.
Il freddo della sera e il calore del cuore
Fino a poco prima dell’inizio, il maltempo sembrava minacciare l’evento. Ma quando le nuvole si sono ritirate, lasciando spazio al calar del sole, l’intero borgo si è fatto palco e altare. Volontari giovanissimi e adulti, alcuni ancora con le mani sporche di vernice, si sono trasformati in attori, portando sul volto l’emozione e la responsabilità del loro ruolo. Nessun professionista, ma solo cittadini animati dalla volontà di dire qualcosa di vero. E il pubblico – numeroso, partecipe, silenzioso – ha risposto con commozione, quasi in punta di piedi.
Personaggi immaginari, verità universali
Accanto ai protagonisti evangelici, la regia ha introdotto figure di fantasia ma straordinariamente attuali: il soldato cherinuncia alla violenza, il crocifissore che si ribella al proprio ruolo, la moglie di Pilato che sogna la luce in mezzo al buio, il giovane figlio del Cireneo che scopre il valore dell’empatia. E Giuda, l’eterno pentito, che torna sulle sue orme perammonire: tradire la fiducia e gli ideali è un gesto sempre attuale e tragico.
Una liturgia civile
Più che una processione religiosa, la Via Crucis di Simbario si è rivelata una sorta di liturgia civile, dove credenti e non credenti hanno potuto riflettere insieme sulle ferite della società. Nessuna risposta pronta, ma molte domande lasciate nell’aria. E un invito chiaro: scegliere, ogni giorno, se restare spettatori o diventare testimoni.
Quando l’arte popolare incontra la profezia
Simbario ha dimostrato che anche un piccolo paese può dare voce a domande grandi. E che la Passione, se tolta dallaritualità e riletta con occhi contemporanei, può ancora parlare con forza alle generazioni di oggi. In un’Italia spesso distratta, dove anche le celebrazioni religiose rischiano di
diventare abitudine, questa Via Crucis ha riportato al centro ciò che conta: l’essere umano, con il suo dolore e il suo desiderio di riscatto.
Non una fine, ma un inizio
La scena si è chiusa con il sepolcro, con Maria e la Maddalena avvolte nel silenzio. Ma quel silenzio, a Simbario, è apparso carico di attesa. Perché quando la Passione viene vissuta così, la Resurrezione non è più solo una speranzalontana. Diventa una promessa concreta: quella che anche oggi, nel cuore della notte, può nascere qualcosa di nuovo.

